Πάντοτε προσεύχεσθαι “… pregare sempre …”
La porta per entrare nel castello interiore della nostra anima è la preghiera. Così scrive Santa Teresa di Gesù al inizio della sua opera Las Moradas. È sempre stato un dilemma (per chi vuole prendere la vita spirituale sul serio) come si prega incessantemente. Mosè, di fronte alla guerra di Amalèk, il salmista, San Paolo e la vedova che chiedeva giustizia dal giudice ci hanno qualcosa d’insegnarci oggi per risolvere il dilemma.
Il prefisso greco προσ nel verbo προσεύχεσθαι [pros-euchestai] in Lc 18:1 si può tradurre così: “è vantaggioso”, “verso”, “a” (nel senso di prossimità). Il senso che dà questo verbo nel greco originale dunque è sia della prossimità vantaggiosa del pregare e sia del viaggiare verso qualcosa che sta sempre un po’ più avanti di noi, quasi irraggiungibile. E questo è proprio il significato della preghiera. Come ancora scrive Sta Teresa, “l’orazione non è pensare molto ma amare molto.” Quindi “pregare incessantemente” significa “amare incessantemente”. Da un certo punto di vista, pregare è prossimo per noi nel senso che è raggiungibile nel prendere la nostra vita umana e spirituale sul serio, nella verità di noi stessi, sempre cogliendo le esperienze della vita dalle mani di Dio. Da un altro punto di vista, la preghiera mette in scena il nostro “andare avanti” che, come spiega Kees Waaijman, nella vita spirituale contemplativa significa il desiderio dell’anima che ha sete e che viaggia cercando lo Sposo Divino sempre più avanti, sempre al di là dalle nostre concezioni. Questo cammino nel deserto arido di questa vita continua fino al punto della visione beatifica nel Paradiso. L’unica cosa che può fare l’anima in questo mondo è pregustare in modo limitato le dolcezze dell’amorosa unione con Lui.
In questo cammino l’anima impara che si deve lasciarsi trovare dal Signore giacché lei è perduta per causa dei suoi peccati e limiti umani. Veramente, è il Signore che ha lasciato la sua dimora per venire al incontro con l’uomo; il Verbo si è fatto carne (Gv 1:14). Oh quale gioia quando lo Sposo e la sposa s’incontreranno finalmente dopo un lungo viaggio di cercare il loro tesoro prezioso (Giovanni della Croce, Cantico B, 1; 12)! In verità noi siamo già trovati, Lui già ha la sua dimora in noi nello Spirito; siamo noi che stiamo fuori di noi stessi e siccome Lui ci lascia liberi nel nostro agire, ci vuole l’abilità di lasciarsi guidare per le vie misteriose del Signore.
L’esperienza di fragilità umana-spirituale di Santa Teresa del Bambino Gesù ci incoraggia per continuare il nostro viaggio nel più profondo dell’oscura caverna. La sua perseveranza e fede ci insegnano che l’essere piccolo e insignificante davanti agli occhi dei uomini non toglie nulla alla misericordia e amore di Dio, Padre di noi tutti. L’insistenza della vedova dinanzi al giudice è simbolo della fede perseverante con “determinazione determinata” (Sta Teresa) con la quale l’anima desidera Dio sempre di più e non resterà fino a quando gli trovi (S. Agostino).
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